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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:126|3|0]]
Come una Donna, la cui vaga scorza,
Pria che cenere fosse unqua non vidi,
18A serbarla nel cor viva mi sforza?
Degna fu ben, che in lagrimosi gridi
Sonasser tutti di Marianna al nome
21Del Germanico mare i monti e i lidi;
Degna fu, mentre da sue frali some
La bell’Alma fuggìa, che l’Istro e il Reno
24Strappassero il guerrier lauro alle chiome.
Ma benché i mesti onor di morte appieno
Fosser dovuti a lei, qual parte avea
27Il mio con essa immaginar terreno?
Forse scritto è lassù, che ignota idea
Per secreto destin mia mente annodi,
30O del mio vaneggiar la mente è rea.
Mentr’io mille tentava altre arti e modi
Per rispinger l’immago, in cui s’immerse
33La ragion mia con sì tenaci nodi,
Spettacol grande agli occhi miei s’offerse,
Che i sensi in un momento e i desir tutti
36Dell’affannato ingegno a sè converse.
Colà, dove Aquilon serba i ridutti
Gelidi venti, che poi scioglie irato
39Contra le selve annose e i salsi flutti ,
Dal polo fin dell’oriente al lato
Con luce di sanguigno ardor feconda
42Si tinse il taciturno aere stellato;
Tal che dell’Eridàn presso alla sponda
Ne rosseggiàro al ripercosso lume
45Gli uomin, le navi, i tronchi, e l’erbe, e l'onda.
Mentre seguendo il nuovo suo costume
Ardea purpureo il ciel, gli apparve al lembo
48Un, che l’aure inondò, ceruleo fiume;