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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:129|3|0]]
Io son colei, che ferma in cor ti giacque
Ad onta tua per avviarlo altrove.
117Mirami; e sfavillò più chiara, e tacque.
Per le parole sparve elette e nuove
La maraviglia, e un santo in me s’infuse
120Ardir, che l’Alme pie conforta e move;
Ond’io le labbra, che il timor già chiuse.
Facili aprendo: Alma real, risposi,
123Chi tanta nel mio sen grazia diffuse,
Che te inviti dall’alto, ove riposi
Fra lo splendor di tua letizia e pace,
126A ritentar le vie de’ chiostri ombrosi?
Ben fu voler divin, cui sceglier piace
Moti più ignoti all'Uom , ch’io in me volgessi
129Quel pensier tanto in sua fermezza audace,
E che in mente di Dio tu lo vedessi,
Perchè l'idea della tua morte amara
132Col tuo bel volto a rischiarar scendessi;
Ed empiendomi il cor di luce rara
Lo rendessi in amar servo di lei.
135Che fu la grande Ancella a Dio più cara.
Ma perchè in me tu spegna i dubbj miei
Sorti in mirar, che su le nubi e il tuono
138Le spine porti, onde fregiata sei,
Dimmi, e il mio dir merti da te perdono,
Quai t’afflissero spine? E forse queste
141Pungon quaggiù l’Alme serbate al trono?
Fra l' aspre, ella soggiunse, onde funeste
Del crudo mare, o grave siasi, o lieve.
144Soffre ogni prora i venti e le tempeste.
Ma che più indugi? Omai t’appiglia al breve
Sentier, che nel condurti al santo obbietto
147Beati gli occhi appien render ti deve.