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Io mossi allor sovra il cammino eletto
  Dalla mia Guida, e ad onta mia mi sorse
  150D’incerta fede una sol’ombra in petto;
Che il piè calcar noto cammin s’ accorse,
  E mi parea, che la felice meta
  153Per quella via por si potesse in forse,
Quand’ ella ripigliò: Di me più lieta
  Un tempo giammai Donna altra non visse
  156Sotto la sfera del più bel pianeta;
Che quanti il Ciel divisi altrui prescrisse
  Agi, e titoli augusti, e sommi onori,
  159Parve, che in me con largitate unisse;
E perché del piacer puro tra i fiori
  Nulla, onde render pago il cor, mancasse,
  162V’aggiunse il fior de’ maritali amori:
Ma il vario ordin, che sempre in giro trasse
  Le umane cose or fauste, or infelici,
  165Fé’ che il primo destin mi si cangiasse.
Era io congiunta co’ più santi auspici
  Al magnanimo Carlo; e di lui paga
  168Godea vivendo in lui l’ore felici.
Fra noi concorde era il voler, che appaga
  Dell’Alme pie l’innamorato stuolo;
  171Che pari in noi fu l’amorosa piaga,
Che d’ire scevra e di geloso duolo,
  Perchè aperta per man di Caritade,
  174Fea di due spirti e di due cori un solo:
Quando dalle vicine a noi contrade
  Apparver folte ad ingombrar Lamagna
  177Civili insieme e peregrine spade,
Che, qual d’alto pendìo della montagna
  Precipitato fiume all’ima valle,
  180Empièro i colli, i boschi e la campagna.

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