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Quel, che vietò chiuder a tempo il calle,
  Subito assalto accese i cor più degni
  183A non voltar le inonorate spalle;
E il mio Consorte co’ guerrieri sdegni
  Infiammò sì, che a vendicar discese
  186Della Germana mia gli oppressi Regni.
Ma mentre armato in campo egli difese
  La ragion prisca dell’Austriaco Sangue,
  189Me ad onta sua, che d’Austria nacqui, offese,
Perchè, qual egro che combatte, e langue
  Fra il viver duro e l’aspettata morte,
  192Lungi dal suo giacque il mio cor esangue.
AUor provai quanto d’ogni aspra sorte,
  O di misero stato, o di martìri
  195Fosse ne’ petti umani amor più forte.
Chiedean all’Alma i caldi miei desiri
  L’esca soave dell’amato volto;
  198E l’Alma rispondea sol co’ sospiri.
Nè a rattemprar valean poco, nè molto
  Le danze liete, ed i conviti e i giochi,
  201Nell’affannosa mente il duol raccolto.
Già pel lungo soffrir gli spirti fiochi
  Scorrean de’ nervi le compresse vie
  204Rigurgitando a non usati lochi;
Già le sceme del cor forze natìe
  D’ ingrato mi vestìan peso e torpore,
  207E nel torpor crescean le pene mie;
Quando la Madre del divino Amore
  Spirommi a offrirle in don, come se fosse
  210Vittima volontaria, il mio dolore:
E le sue piume appena il pensier mosse
  Ricche del mesto don, che nuova lena
  213La mia virtù sopita entro me scosse.

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