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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:131|3|0]]
Quel, che vietò chiuder a tempo il calle,
Subito assalto accese i cor più degni
183A non voltar le inonorate spalle;
E il mio Consorte co’ guerrieri sdegni
Infiammò sì, che a vendicar discese
186Della Germana mia gli oppressi Regni.
Ma mentre armato in campo egli difese
La ragion prisca dell’Austriaco Sangue,
189Me ad onta sua, che d’Austria nacqui, offese,
Perchè, qual egro che combatte, e langue
Fra il viver duro e l’aspettata morte,
192Lungi dal suo giacque il mio cor esangue.
AUor provai quanto d’ogni aspra sorte,
O di misero stato, o di martìri
195Fosse ne’ petti umani amor più forte.
Chiedean all’Alma i caldi miei desiri
L’esca soave dell’amato volto;
198E l’Alma rispondea sol co’ sospiri.
Nè a rattemprar valean poco, nè molto
Le danze liete, ed i conviti e i giochi,
201Nell’affannosa mente il duol raccolto.
Già pel lungo soffrir gli spirti fiochi
Scorrean de’ nervi le compresse vie
204Rigurgitando a non usati lochi;
Già le sceme del cor forze natìe
D’ ingrato mi vestìan peso e torpore,
207E nel torpor crescean le pene mie;
Quando la Madre del divino Amore
Spirommi a offrirle in don, come se fosse
210Vittima volontaria, il mio dolore:
E le sue piume appena il pensier mosse
Ricche del mesto don, che nuova lena
213La mia virtù sopita entro me scosse.