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Così, se lice il paragon, riduce
  L’arte le tele a trasparir dipinte,
  249Che il color d’esse appar colore e luce.
Da un lato risplendean co’rai distinte
  In buja notte le Angeliche Squadre
  252A porre il piede in vii capanna accinte,
Quando dal grembo della diva Madre
  Nacque congiunto d’Uom al velo e all’Alma
  255Il Figlio eguale in Deitade al Padre:
Dall’altro stanca la materna salma
  Nel fuggir lungi dall’Ebrea pendice,
  258Parca posar sotto l’Egizia palma;
E mentre il latte il divin Parto elìce
  Dal casto sen, parea ver Lei coi rami
  261L’auree frutta piegar l’arbor felice.
Quinci agli atti apparìa madre, che brami
  L’unico suo trovar perduto pegno,
  264E invan per nome fra i sospir lo chiami;
Poi di gioja nel volto apra il bel segno
  Quando nel Tempio fra i più Saggi il vide
  267Chiara far mostra del divino ingegno:
Quindi pel Galileo stuol, che s’asside
  Alle mense di fior festosi sparse,
  270Offre Ella i voti, e ai voti il Figlio arride,
E dell’uve spremute entro le scarse
  Urne la turba nuzìal rimira
  273Nel soave liquor l’acque cangiarse.
Oimè! che immago è questa? Ahi! che s’aggira
  Caliginoso intorno al sole ammanto,
  276La terra e l’aria orrore e morte spira.
Egli alto in Croce, Ella alla Croce accanto;
  Trafitti ambo, un da chiodi, una d’affanno;
  279Gronda il Figlio di sangue, Ella di pianto.

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