< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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Chè il pianto ei non dovea scioglier soave
  Fra l’ira; e nol potea, perchè in sé stessa
  546Divinità seme di duol non ave.
Piangea Natura intanto afflitta e oppressa
  L’Autor suo, che a morir era condutto
  549Dall’altrui colpa contro a Dio commessa:
Piangeano gli Astri, il Sol, la Terra, e tutto
  L’esercito degli Angeli, e la schiera
  552Dell’Alme pie. Ma che valea quel lutto?
Forse o Spirto nel cielo, o stella, o sfera,
  Od Uom in terra, o belva, o augel che voli
  555A compianger un Dio bastevol era?
Mancavan dunque a chi può tutto i soli
  Pianti degni di lui; nè mai pupilla
  558Potea eguagliar gl’inimitabil duoli.
Allora il divo Amor, che in sua tranquilla
  Gloria impassibil regna, in fra l’eccelse
  561Opre pensò la mesta opra, e compilla.
Ch’ei l’alma Donna a tanto affanno scelse,
  E con maravigliosa arte i materni
  564Umani affetti pria dal cor le svelse:
Poi versò tutti in lei que’, che ai Paterni
  Moti del cor divino eran dovuti,
  567Se lagrimar potesser gli occhi eterni.
Com’egli oprò coi sovrumani ajuti,
  Che al nascer dell’Uom-Dio gli ufficj pieni
  570Di Genitor fosser da lei compiuti;
Così, quando al gran Figlio i rai sereni
  Morte oscurò, volle pur egli, e il fece
  573Con modi ignoti a’ tuoi pensier terreni,
Che sovra quanto a mortal Donna lece
  Ella adempisse col dolore immenso
  576Di Madre insiem del Genitor la vece.

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