< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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Qui con speme, che a me fosse concesso
  87Fra’ i naufraghi sottrarne altri al periglio,
  La riviera esplorai lungi, e dappresso;
Ma poiché pe’ sommersi altro consiglio
  90La pietà non poteo darmi che il pianto,
  Fra i sospir rotti dal piover del ciglio
Seguii la strada al fiume infausto accanto
  93Verso le torri della regia sede,
  Da cui ne trae luce Olisippo, e vanto.
Il mesto aspetto, che fea piena fede
  96Del lacerato cor, presso me trasse
  Uom grave, che affrettando il tardo piede
Mi disse: E chi sei tu, che colle basse
  99Luci, e la fronte stretta in solchi tristi,
  Mostri qual duolo fier l'alma ti passe?
Tu sei naufrago, s’io guardo i crin misti
  102Di sabbia, e i panni, onde stillando scende
  L’alt’acqua ancor, da cui poc’anzi escisti.
Pur non so qual gentile aria, che splende
  105Nel tuo stesso dolor, vuol ch’ io m’affanni,
  Come se fosser mie le tue vicende.
Ma datti pace: io scemerò que’ danni,
  108Che ti recò fortuna, e a te fia dolce
  Rammentar forse in poi sì duri affanni.
La scambievol pietà, che tempra e molce
  111Ogni aspro lutto, in me svegliò quel grato
  Rinvigorir, che i disperati folce;
Tal, ch’io riconfortando il cor gelato
  114Da tema e duol, risposi: Oh tu dal Cielo
  Le altrui sventure ad alleviar serbato,
Tu qual ti sia m’accogli. Io non ti celo
  117Il misero furor, che omai m’irrita
  A sprigionar l’Alma dal fragil velo.

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