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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:150|3|0]]
Qui con speme, che a me fosse concesso
87Fra’ i naufraghi sottrarne altri al periglio,
La riviera esplorai lungi, e dappresso;
Ma poiché pe’ sommersi altro consiglio
90La pietà non poteo darmi che il pianto,
Fra i sospir rotti dal piover del ciglio
Seguii la strada al fiume infausto accanto
93Verso le torri della regia sede,
Da cui ne trae luce Olisippo, e vanto.
Il mesto aspetto, che fea piena fede
96Del lacerato cor, presso me trasse
Uom grave, che affrettando il tardo piede
Mi disse: E chi sei tu, che colle basse
99Luci, e la fronte stretta in solchi tristi,
Mostri qual duolo fier l'alma ti passe?
Tu sei naufrago, s’io guardo i crin misti
102Di sabbia, e i panni, onde stillando scende
L’alt’acqua ancor, da cui poc’anzi escisti.
Pur non so qual gentile aria, che splende
105Nel tuo stesso dolor, vuol ch’ io m’affanni,
Come se fosser mie le tue vicende.
Ma datti pace: io scemerò que’ danni,
108Che ti recò fortuna, e a te fia dolce
Rammentar forse in poi sì duri affanni.
La scambievol pietà, che tempra e molce
111Ogni aspro lutto, in me svegliò quel grato
Rinvigorir, che i disperati folce;
Tal, ch’io riconfortando il cor gelato
114Da tema e duol, risposi: Oh tu dal Cielo
Le altrui sventure ad alleviar serbato,
Tu qual ti sia m’accogli. Io non ti celo
117Il misero furor, che omai m’irrita
A sprigionar l’Alma dal fragil velo.