< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

settima 139

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:161|3|0]]

L’orrida via d’ogni conforto muta,
  450E di ruine, e di fiaccate, o rase
  Ossa, e di membra luride tessuta
Fiero obbietto m’offerse, onde rimase
  453Sì oppresso il cor, che il novo agli occhi assalto
  Superò quel delle pendevol case.
Marmorea fascia nel piombar dall’alto
  456Uom guasto avea, che da soggetta loggia
  Tentonne forse il disperato salto.
Sovra le intatte sponde in cruda foggia
  459Senza capo giacca l’informe tronco
  Lordo, e grondante di sanguigna pioggia.
L’un braccio e l’altro bruttamente monco
  462Per le strappate mani, e trite in mille
  Pezzi le canne fuor del collo tronco.
Il Duce mio sotto quell’atre stille
  465Varcò il sentier; ed io con lena stanca
  Ristetti e con attonite pupille;
Quand’ei mi disse: I passi tuoi rinfranca,
  468Che siam presso al confìn. Vana e vil tema
  I pie t’annoda, ed a te il volto imbianca.
Il suo dir, e l’oprar destò l’estrema
  471Forza ne’ miei smarriti spirti, e feo
  L’anima del terrore inutil scema;
Tal ch’io vinsi passando il cammin reo,
  474E alla meta arrivai tinto del sangue,
  Che il palpitante ancor busto perdeo.
Qui nel mirar giovane Madre esangue,
  477Piansi; e ben tratte avrìa l’acerbo caso
  Lagrime da un’irata orsa, o da un angue.
Precipitato largo trave a caso,
  480Su l’imbrunite e stritolate cosce
  Dell’infelice Donna era rimaso.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.