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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:162|3|0]]
Non lungi in quella età, che non conosce
483I proprj danni, un vago pargoletto
Figlio accresceva a lei l'ultime angosce.
Sciogliendo ella con man smorta lo stretto
486Vel su le poppe, benché infranta e oppressa,
Chiamaval dolce all’amoroso petto;
Ed ei carpone invan moveasi, ed essa
489Sospirando, e guardandolo sembrava
Dogliosa più di lui, che di sé stessa.
Noi con pronto vigor, che ne prestava
492Di caritate il zel, trarla d’impaccio
Tentammo, e dal gravoso arbor che stava
Su lei rappresa ornai dal mortal ghiaccio:
495Ma per quante scegliesse arti l’ingegno,
Ahi! non fu pari al buon voler il braccio.
La Donna allor: Per sì bell’opra il degno
498Guiderdon serbi a voi, disse, l’immensa
Pietà, che in dar mercè varca ogni segno.
Me delle piaghe mie la doglia intensa,
501E il terribile colpo a morte spinge,
E già m’annebbia i rai caligin densa.
Or questo parto mio, che nel suo pinge
504Volto l'aita, che per lui richieggo,
Fugga il destin, che di perigli il cinge.
Per voi salvo egli viva: altro non chieggo;
507E allor morte mi fia riposo e gioja.
Ma dove è il figlio mio, ch’io più nol veggo?
Ah! date a me fra l’affannata noja
510Dell’Alma e il palpitar de’ membri estremo,
Che almen lo stringa al seno anzi ch’io moja.
Io coll'uffizio di pietà supremo
513Il fanciul presi, e a quel languente il porsi
Petto pieno d’ amor, di forze scemo;