Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
settima | 143 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:165|3|0]]
La Guida allor: Deh! chi fia mai che asciutte
582Serbi, gridò, le luci? E chi daramme,
Che sian le mie dal lagrimar distrutte?
Qual gente altra inghiottì l’ultime dramme
585Dell’ira eterna, e insiem provò nemica
L’aria, la terra, il mare, e poi le fiamme?
Or poiché il gran dolor, che l’Alma implica,
588Nudron sì atroci obbietti, ah! si ritorni
All'erma, ch’io lasciai, mia sede antica;
Chè men sarò infelice, ove non torni
591Più sotto gli occhi miei vista sì cruda,
E amari avrò, non disperati, i giorni.
Così spiegando quanto grave ei chiuda
594Lutto nel sen, scese dal colle duro,
E per l’erbosa via d’alberghi ignuda
Supero meco il rovesciato muro
597Della Cittade oppressa, i piè volgendo
Alla campagna, onde pria mossi furo.
Sconnessa ivi dal doppio urto tremendo
600Del suol s’offerse la magion, che meta
Tranquilla fu del mio naufragio orrendo:
Onde, poiché timor saggio ne vieta
603Sotto l’aperta e minacciosa volta
Trar vita almen securamente queta,
Alzata fu d’inteste lane folta
606Guerriera tenda, dentro cui la salma
Stanca giacesse da’ rei dubbj sciolta;
Ma né in quel loco pur conforto, o calma
609Trovò la Guida mia, chè fra gli amari
Colpi del duol, che trafiggeangli l’Alma,
Tratto tratto dicea: Noi fummo avari
612Di pianto atto a impetrar da’ sommi chiostri
Grazia e pace; or la pena è all’error pari.