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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:166|3|0]]
Oimè! Giustizia estrema avvien che mostri
615Il colmo del rigor. Oimè! che lassa
Pietà fu vinta alfin dai falli nostri.
Risposi allor: L’affanno idea sì bassa
618Desta in te di Pietade, ed il suo immenso
Valor, che pria lodasti, indietro or lassa,
Ma sgombro il vel di cecitate denso,
621Che l'afflitta ragion turba ed appanna,
Tu penserai, come col vero io penso,
Il peccar dolce, che col falso inganna
624Piacer le umane menti, infiamma, e affretta
L’ultrice ira, che l’opre empie condanna;
E ben pronta al fallir n’avria vendetta,
627Se Dio da noi l'immortal Figlio offerto
Non riguardasse, ostia a placarlo eletta.
Or questo scudo in sua virtù sì certo,
630Che al fulmin sacro al balenar vicino
Niun contra noi varco mai scopre aperto,
Schiude allo struggitor lampo il cammino,
633Se profanato il Tempio mira, ov’egli
Vittima cadde al Genitor divino;
Ed ahi! squallidi allora, e coi capegli
636Di cener lordi invano i padri e gli avi
Cercan chi il seme lor spento risvegli:
Ma pur fra il giusto scempio alzando gravi
639Gli occhi di pianto al Ciel chieggon umili
Grazia e perdon, ch’ogni lor colpa lavi.
Or parran questi a te modi aspri e ostili
642Della diva Pietà, che a sé richiama
Con forte spron noi servi ingrati e vili?
Fora sommo rigor di lei, che n’ama.
645Se appien lasciasse inverminir le piaghe,
Che impresse in noi la scellerata brama,