< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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E ove il canto gii augei di varie piume
  51Mescean col tremolar delle cedrine
  Frondi, e col mormorio roco del fiume.
Ivi starsi fra il bosco e le vicine
  54Sponde mirai Donna cotanto vaga,
  Che aver parvemi forme in sè divine.
Azzurri ella movea di luce maga
  57Occhi aspersi così, che a un girar d’essi
  Fatto avria in cor qual sia barbaro piaga:
I biondi in lunghe anella attorti e fessi
  60Capei tessean corona al volto, e in parte
  Fra il bianc’omero, e il sen cadean più spessi.
Ricca di sua natìa grazia, e non d’arte
  63Uom pregava, che i voti accoglier nega;
  E il solo aprir del labbro, onde il suon parte,
Concorde colla man, che accenna e spiega
  66Pria coi moti il pensier, parea in quell’atto
  Dir: Guardami: in tal guisa un Angel prega.
Io fuor di me da maraviglia tratto
  69Dal gentil non sapea viso levarmi;
  Pur nel vibrar incerto un guardo e ratto
All’Uom, che sordo era ai pietosi carmi,
  72Forte desìo la strana sua figura
  Di ravvisarlo in cor valse a destarmi.
Faccia in viril beltade avea matura
  75Di color tinta lievemente bruno,
  Che languid’ostro fea più tersa e pura:
Colla destra ei stringea, cui par nessuno
  78Vantò, che in dignitade a lei somigli,
  Duo cori ardenti avviluppati in uno;
E coll’altra, qual chi lena ripigli,
  81S’appoggiava a un sottil giogo, che scarco
  D’ogni peso parca fuor che di gigli.

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