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ottava 153

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Tu quelle in terra unisci Alme bennate
  150Con nodo in te perpetuamente pago
  L’umano germe a rinnovar serbate;
Che tu del nodo eterno, onde al suo vago
  153Scelto ovile il Pastor sommo si stringe,
  Sei mistic’ombra, e imitatrice immago:
Per te la Donna, che infrangibil cinge
  156Catena aspra servil dopo l’antico
  Fallo, che di squallor l’Anima tinge,
Pari in pregio all’Uom torna, a cui l’amico
  159Fiato del gran Fattor pari la volle
  Pria che cedesse al tentator nemico;
Tal ch’ove l’Uom su lei l’impero estolle
  162Per legge amara, essa pur regna in lui
  Pel cor saggio, e il bel volto, e il parlar molle.
Tu in questi fra l’error prisco già bui
  165Chiostri ovunque spirando ardor più fido
  Spezzasti al folle Amor i dardi sui.
Al tuo nuovo aleggiar dal tuo bel nido
  168S’oscurò, qual per notte aer che s’infoschi,
  L’esecrato dal Ciel Tempio di Gnido:
D’Ericino le rupi, e gli antri foschi
  171Muggìro, e l’Achea cetra arsa e consunta,
  Rimaser muti di Citera i boschi.
L’alto Idalo obbliò Venere punta
  174Dalle candide rose, e l’are incolte
  Lasciò la metallifera Amatunta;
Ne le Fenicie Donne il crin disciolte
  177Più di lutto diér segni e di squallore
  Su l’infami d’Adone ossa sepolte.
Pronubo santo Amor, scarsi d’onore
  180Quest’Inni offriam a te, chè porger piena
  Non può laude ad Amor altri che Amore.

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