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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:189|3|0]]
Che blancheggiavan fuor dalle feconde
Vene in piombar fra sterpi e sassi, e quindi
45Nere scorrean fra l’ombreggiate sponde.
Io mossi in pria su i sentier larghi, ed indi
Li cangiai spesso, e li ripresi, e poi,
48Ignaro s’io fra i Mauri errassi, o gl’Indi,
Seguii, qual Uom, che in suo cammin s’annoi,
E vigor perda, e cerchi invan la meta,
51E alla sorte abbandoni i passi suoi.
Alfin spirar m’avvidi aura più lieta
Presso ad un fiume, che nel sen cingea
54Un monticel con limpid’onda e cheta.
L’argin nudrìa un alloro, in cui piovea
Quanto ha il ciel di rugiada ampio tesauro,
57E tai nel ceppo incisi carmi avea:
In questa, ove or di ricche merci e d’auro
Splendon Città famose, Ercinia selva
60Sacro a Teresa Augusta è il più bel lauro:
Non lo profani mai pastor, nè belva,
Nè rechi oltraggio alle felici foglie
63Chiunque esce dal bosco, o si rinselva.
Le scolte note, espresso in cui s’accoglie
L’aspro, ombrifero suol, ch’unqua non scorsi,
66Paghe ne’ dubbj lor fér le mie voglie,
Che dal vetusto nome esser m’accorsi
Nelle Boeme piagge, e ne’ sonanti
69Di ferro ostil campi, e selvosi dorsi.
Già sorgea chiara all’atra notte avanti
L’Esperia stella, e a me il vicin periglio
72Per le fiere pingea nel bosco erranti;
Tal che dal mio timor preso consiglio,
La riviera tentai con lieve barca,
75Ch’ivi lasciò l’altrui fato, o l’esiglio.