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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:195|3|0]]
E poi che in sé l’aura superna accolse,
Che alla fervida prece impennò l’ale,
243Tai detti, più che il labbro, il cor disciolse;
Dio di Pace e d’Amor, io Donna frale,
Cui tu già désti negli aviti Regni
246All’antico splendor lo scettro uguale,
Chieggio alla tua pietà, che non isdegni
L’umil mio voto, e delle ostili squadre
249A trionfar nel Nome tuo m’insegni;
Chè nulla o in generose opre, o in leggiadre
Puote umano voler, se tu gli neghi
252Lena e valor, che del valor sei padre.
Tu il vedi, e il sai, pria che ti porga i preghi,
Qual rovinoso contra me torrente
255D’armi dall’Aquilon crudo si sleghi.
Una feroce e formidabil gente,
Che te invoca, e adorar poi te ricusa
258Vero sotto il tuo vel Uom-Dio presente,
Me assale e turba. Già pria la delusa
Dall’amistà Sassone Terra oppresse
261Per l’escluso suo Re triste e confusa;
Or segue il suo feral corso, e le stesse
Barbare guerre ne’ Boemi liti,
264Che in preda al ferro usurpator elesse.
Tu, poiché avvien, che qui fra noi t’inviti
Il tuo tenero Amor, nè prendi a schivo,
267Che l'Uom te chiuso in mistic’ombra additi,
Sorgi, vendica te, vendica il divo
Immenso Amor. Sappia fra i suoi furori.
270Che tu m’ascolti entro quest’Ostia vivo,
Il popol fier, che scema a te gli onori
Di tua Divinitade, e suo malgrado,
273Se non l’Amor, almen lo sdegno adori.