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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:202|3|0]]
Sordamente muggir l’igneo distinsi
Tuon de’bronzi, qual se lungi s’udisse;
474E volto al Duce: Io nel pensier mi pinsi,
Sclamai, compiute alfin l’orride risse
De’ Campi armati, e sangue ancor si versa?
477E si combatte ancora? Egli mi disse:
Sette volte assalì la Squadra avversa
L’Austriache Insegne, e giù dal margin alto
480Pur altrettante fu spinta e dispersa;
Ed al settimo atroce estremo assalto,
Cui le audaci il furor destre ridusse,
483Rispose il lampo, che scoppiò dall’alto.
Queste, che or scorgi, son Falangi Prusse,
Che su per l’erta al disperato ballo
486Grande, ma temerario, ardor condusse;
E queste, ancor che i destrier pronti in fallo
Non portasser il piè, vedrai sconfitte
489Precipitar dal combattuto vallo.
Io, che tai leggi al guardo avea prescritte
Di non fisar colà, dove prima ebbi
492Per l’obbietto crudel le luci afflitte,
Poiché del foco, onde arse Amor, imbebbi
Gli occhi e il languido cor, più fermo ardire
495Al troppo molle immaginar accrebbi;
E intrepido mirai dell’ultim’ire
I più fervidi moti, e quel che possa
498Un effrenato di morir desire.
Salìan vinta ogni sbarra e inciampo e fossa
I corsier su l’arena in argin stretta
501Dai fulminei metalli in pria già scossa;
Cui contro a sostener l’argin eletta
Schiera ornata i capei di pelli irsute
504Dell’urto fea col riurtar vendetta.