< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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Ch’Uom spesso indura fra gli onor, non molce
  L’Alma superba, e autor di sua vittoria
  540Sé crede, e non colui, che l’alza, e il folce:
Onde avvien poi, che fra la non sua gloria,
  Di cui vantossi ferma esser colonna,
  543Lasci ancora in cader di sè memoria.
Ben a un cor forte entro femminea gonna
  Dio già i lauri negò, perchè l’invitta
  546Fede volle tentar della gran Donna;
E quando ubbidiente, ancor che afflitta
  Vide lei dalle sue voglie supreme
  549L’ora implorare alla pietà prescritta,
Le ritornò sì generosa speme
  Colma di grazia in sen, giungendo seco
  552Dell’opra il merto, e la vittoria insieme.
Ma tu, se accende te questa, ch’io reco
  Alla tua mente, idea sublime e chiara,
  555Ch’esser non puoi a tanta immagin cieco,
Vanne, e ardisci ammirar Donna sì rara
  Nel regal solio, e co’ tuoi stessi lumi
  558A scoprir dove è virtù vera impara,
Né t’arrestin monti aspri, e ondosi fiumi,
  Finché a scorger in lei l’occhio non giunge
  561Quant’ella co’ suoi rai la terra allumi.
Dille, perché una sede ambo congiunge,
  Ch’io col tenero suo Padre m’unisco
  564A guerreggiar per lei, benché da lunge:
Che nud’Alma non perde il valor prisco:
  Che in me pe’ voti miei forza si desta
  567Più di quella, che al Reno ebbi e al Tibisco.
Soggiungi poi, ch’altro maggior s’appresta
  Alla sua Fede assalto, e ai suoi pensieri
  570Nuova prepara il Cielo aspra tempesta;

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