< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
184 visione

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:206|3|0]]

Guarda come vittrice ergesi, e ingombra
  Fra pianto e orror il vasto Impero tutto
  606Nell’ostil braccio la terribil Ombra.
Guardasti: e il femminil tuo ciglio asciutto,
  Qual cometa, che in fier lume sfavilli,
  609Su chi lo minacciò rivolse il lutto.
Non più i nemici tuoi cantan tranquilli
  Sotto le insegne, e più fischiar non fanno
  612Al vento ìemal mille vessilli:
Nè i lor destrier dall’ ampie nari danno
  Fumo di guerra, e nel vantato corso
  615Non più i crin dietro appena al piè sen vanno;
Nè alteri mordon lo spumante morso,
  Nè invitan più coll’agitar dell’anche
  618Alla battaglia i cavalier sul dorso.
Sparver: e Dio languide rese e stanche
  Le tremende lor destre, e gelar feo
  621Per l’ultimo pallor le facce bianche.
Chi a te puote ridir di quanta ardeo
  Vendicatrice fiamma il cor feroce
  624De’ Duci tuoi? Quanta per lor caddeo
Confusa turba fra la strage atroce,
  Mentre il gran Condottier null’arti intatte
  627Lasciò in pugnar col ferro e colla voce?
Illustre è l’esser teco; ogni altro abbatte
  Valor la tua di Dio virtude armata,
  630Per cui fin dalle sfere Amor combatte.
Già i mesti agricoltor, cui dura, ingrata
  Fuga le natìe tolse aure benigne,
  633Tornando ove perì l’Oste spossata,
Danzan pur lieti fra le tronche vigne
  D’ellera cinti e di frondosi dauchi:
  636E sedenti su l’erbe ancor sanguigne

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.