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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:207|3|0]]
Le Pastorelle co’ begli occhi glauchi
Guatanli, e i suon destar tentan più rudi
639Dal fondo sordo de’ timballi rauchi;
Che appena osan toccar i brandi ignudi,
E le deformi per le svelte schegge
642Armi temprate su le Prusse incudi.
Dolce ubbidire a te. Con aurea legge,
Che l’aspro fren del rigor sommo abborre,
645L’altrui Fé annodi, e Dio la tua protegge;
Che al maggior uopo i desir tuoi precorre,
E fa, che in te forza divina alberghi,
648Qual del Libano già nell’alta torre,
Dalla cui fronte, e da’ marmorei terghi
Pendean le targhe alla difesa pronte
651Degli Eroi prodi, e risplendenti usberghi.
Te applaude sorto dalla Sveva fonte
L’Istro, ed umìli a te volge i suoi flutti,
654Avvezzi a scuoter di Trajano il Ponte;
Per te l’Elba i carpinei archi ridutti
In lorda polve innalza, e obblìa gli scherni
657Della rea sorte, e i memorabil lutti;
E la Senna, cui diéro i Fati eterni
Gloria, che uguale in terra e in mar rimbombe,
660Intrecciati offre a te gli allori alterni.
Oh potess’io fra questi, a cui le tombe
L’ira affrettò, laceri busti e smorti,
663E fra gli sparsi al suol timpani e trombe,
Erger mole, che al Tempo ingiuria porti,
E fabbro a’ tuoi trionfi industre farme!
666D’insegne l’ornerei tolte ai più forti,
E scolto in essa io lascerei tal carme:
Qui fra i gelidi corpi, e le querele
669De’ semivivi, e il muto orror dell’arme