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Le Pastorelle co’ begli occhi glauchi
  Guatanli, e i suon destar tentan più rudi
  639Dal fondo sordo de’ timballi rauchi;
Che appena osan toccar i brandi ignudi,
  E le deformi per le svelte schegge
  642Armi temprate su le Prusse incudi.
Dolce ubbidire a te. Con aurea legge,
  Che l’aspro fren del rigor sommo abborre,
  645L’altrui Fé annodi, e Dio la tua protegge;
Che al maggior uopo i desir tuoi precorre,
  E fa, che in te forza divina alberghi,
  648Qual del Libano già nell’alta torre,
Dalla cui fronte, e da’ marmorei terghi
  Pendean le targhe alla difesa pronte
  651Degli Eroi prodi, e risplendenti usberghi.
Te applaude sorto dalla Sveva fonte
  L’Istro, ed umìli a te volge i suoi flutti,
  654Avvezzi a scuoter di Trajano il Ponte;
Per te l’Elba i carpinei archi ridutti
  In lorda polve innalza, e obblìa gli scherni
  657Della rea sorte, e i memorabil lutti;
E la Senna, cui diéro i Fati eterni
  Gloria, che uguale in terra e in mar rimbombe,
  660Intrecciati offre a te gli allori alterni.
Oh potess’io fra questi, a cui le tombe
  L’ira affrettò, laceri busti e smorti,
  663E fra gli sparsi al suol timpani e trombe,
Erger mole, che al Tempo ingiuria porti,
  E fabbro a’ tuoi trionfi industre farme!
  666D’insegne l’ornerei tolte ai più forti,
E scolto in essa io lascerei tal carme:
  Qui fra i gelidi corpi, e le querele
  669De’ semivivi, e il muto orror dell’arme

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