< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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L’usbergo aspro è al di fuor, ed in rabeschi
  Orridi rilevato, e fuso a scaglie
  84Di rinterzati spaventevol teschi.
La destra cinta da ferrate maglie
  Stringe una falce contro a belva e ad uomo,
  87Barbara e invitta ognor nelle battaglie,
Col segno, ahi vista amara! onde fu domo
  L’antico Padre dalla colpa antica,
  90All’asta della falce infisso il pomo.
L’altra man fra la ruggine s’implica
  Di scure briglie, ed un cavallo affrena
  93Pallido, e spregiator d’ogni fatica.
Che concitato da terribil lena
  Soffia, e di spume il duro morso imbianca
  96Scalpitando, e spargendo alto l’arena.
Docile al cenno, e non spossata e stanca
  La turba ivi arrestossi; e il Duce crudo
  99Ritirò del corsier la fervid’anca
Fin dentro a quello stuol di pietà nudo,
  E disse: Io sempre afflitto Angiol di Morte
  102Quanto mai gaudio, Angeli torvi, or chiudo
Nel sen doglioso, se pur false e corte
  Immagini di gioja in tanto lutto
  105Ponno alleviar sì disperata sorte.
Deh! chi sarà, che i nostri a ciglio asciutto
  Danni ardisca ridir? Vedemmo armarse
  108Lo stesso Dio fra la tempesta e il flutto
Del suo furor, che inestinguibil arse
  Contra noi Squadre a lui ribelli, e poi
  111Chiuso in vil fango fino al Ciel levarse
Spirto vedemmo disuguale a noi.
  Cadde anch’egli, e fu sua la colpa, e nostra
  114L’arte, cui non fia pari altra dappoi.

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