< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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Dal moribondo fral divider l’Alma.
  Tu la sciogliesti, è ver: ma come ascrivi
  282A pregio tuo l’inonorata palma,
S’io stesso vidi in mezzo a lampi vivi,
  D’insolito fulgor da quelle guaste
  285Membra lo Spirto alto volar fra i Divi,
Che oltrepassando le serene e vaste
  Sfere sonanti fe’nella sua gloria
  288Maravigliar di sè l’anime caste?
Or se rivolgi in te sì amara storia
  Del suo valor, che il nostro ardir derise,
  291Dov’è la mia, dov’è la tua vittoria?
Con tai detti, che tronchi odio fuor mise,
  Ei capovolse la bandiera, e bieco
  294Morse le labbra avvelenate, e strise.
Replicò il Duce allor: Abbiasi seco
  Luisa i suoi trofei, chè non men grande
  297D’altre spoglie è l’onor, ch’io traggo meco.
Forse a te ignote son l’opre ammirande
  Di questa man, che, benché un colpo mostri
  300Unico, strage immensa intorno spande?
Non ti rammenti più gli orribil mostri
  Seguaci miei, gli sdegni, e i disperati
  303Gemiti in parte assomigliati ai nostri?
Essi dal turbin, ch’ io destai, portati
  Queste assalìro Itale genti offese
  306Dal tristo suon di sì lugubri fati;
Che queste in tanto danno, ancor che tese
  Spieghi Luisa al Ciel l’invitte penne,
  309Miran donde partì, non dove ascese.
Tu in breve udrai, che quando il feral venne
  Nunzio di morte alle Parmensi piagge,
  312Gli angosciosi sospir nullo ritenne;

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