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E donde avvien, che ad ammirar ti pieghi
  Cotanta largitate, e poi t’infingi
  645Di non intender, che l’accorci e leghi,
Mentre il Poter altissimo ti pingi
  Sì fecondo ne’ corpi, e negli Spirti
  648Scelti a conoscer Lui lo scemi e stringi?
Nè paventar, che in nebbia atra, e fra sirti
  Dubbie tua mente il parlar mio riduca;
  651Chè tu puoi da te stesso il vero aprirti.
Pensa, che l’arti tutte, in cui riluca
  Vigor d’ingegno, fùr pria d’ogni norma
  654Scritta, che ad acquistarle altri conduca;
Onde forz’è, che l’inventrice forma
  Splendesse in alma non vulgar, che ignota
  657Via scoprì senza condottiero ed orma.
Tu pur vedesti del saper la nota
  A pochi fonte ampia sgorgar da incolti
  660Spiriti, ove apparir dovea più vota,
Che da rozzezza e povertade involti
  Nulla appreser da quei, che dopo acerbi
  663Studj, e lungo vegliar divenner colti,
Se il meditar sublime, o ignobil serbi
  Del cerebro a robusta, o a debil fibra,
  666Per cui ragion o si rinforzi, o snerbi,
Tu allo strumento dai, ch’offre e non libra
  Le immagin, quell’onor, di cui ti provi
  669L’Alma spogliar, che in sé le avviva e cribra;
Che non ponno corporei obbietti, o novi,
  O antichi invader l’Anima, se questa
  672Le forme lor in sè pria non rinnovi.
Or tal riproduttrice o pigra, o presta
  Virtù, che spirto è sol, negli uomin vari
  675Varia per l’opre lor si manifesta;

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