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undecima 215

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Perchè in lui tutta unir quanta si mostri
  Virtù divisa fra mill’Alme, e poi
  18Mesto farne argomento ai pianti nostri?
E perchè al bel fulgor de’ raggi suoi,
  Mentre sparìa, sì chiaro aggiunger lume
  21Per gravar d’atra notte Amore e noi?
Ma, lassa! donde avvien ch’io mi consume
  Fra sì tristi sospir? Vinto pur giacque
  24Chi alla mia libertade arse le piume:
Tre lustri il sol rivolse in giro, e tacque
  De’ miei desir l’agitatrice guerra,
  27Ch’ella destò, che per mio duol mi piacque:
Pace alfin mi recò lontana terra
  Lunga etade, e men cruda immagin nova;
  30Ed or, che il fral di lei sceso è sotterra,
Sveglia del foco mio l’antica prova
  Nelle ceneri sue? Dunque l’acerba
  33Morte, che tutto spegne, Amor rinnova?
Dunque uno scioglie, e all’altro il nodo serba
  Più amaro? E per chi è polve, e per chi vive
  36Va in un colpo di due trofei superba?
Deh! chi mi guida alle infelici rive,
  Ove annebbiate dai lugubri orrori
  39Giaccion le membra pie di spirto prive?
Sì che di pianto, e di fumanti odori,
  E di fior copra le gelate spoglie,
  42E se vive le amai, spente le onori.
L’ultima cercherei, se pur s’accoglie
  Nei languid’occhi, scolorito raggio,
  45Che in me temprasse l’affannate voglie:
Udrei, o udir parriami il parlar saggio
  Delle pallide labbra e taciturne,
  48Use a spirar dolcezza a ogni uom selvaggio;

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