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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:246|3|0]]
L’ultime voci tue, risposi, quella
Mi reser calma, che testé rapimmi
315Del grande affanno tuo l’immagin fella.
Perdona il pianto all’amor mio. Ma dimmi
(Se mi è dato esplorar gli arcani ignoti
318Di Dio, che la tua voce in parte aprimmi)
Com’esser può fra sì contrarj moti,
Che duolo e gioja in un s’annidi, e insieme
321Sì avversi affetti in te regnin immoti?
Ch’ove cede un, l’altro ne tragge, e preme
Qual preda, che tien dietro al laccio, o all’amo?
324Vien egli forse a confortar l’estreme
Tue pene, e il vedi, chi l’error d’Adamo
Lavò col sangue? E veder Dio ti lice?
327Ah! nol veggo, sclamò; l’intendo, e l’amo.
E il mio perfetto amor è la radice,
Per cui, benché punta da pena intensa,
330Io son placida almen, se non felice;
Chè non m’oscura più la nube densa,
Che in terra il mio pensar d’ombre coprìo;
333Ma la pietà di Lui comprendo immensa,
E al suo voler così consente il mio,
Che se mi fosse eterno duol prescritto,
336Io l’amerei, perchè tal piacque a Dio.
Chè fora colpa nel divino Editto
O torve, o lagrimose erger le ciglia,
339E in me più alcun non può nascer delitto.
Già tu sai, se col suo cor si consiglia
Uom nell’opre, che a lui sembran perfette,
342E in se laude ne desta, e maraviglia,
Che in esse macchia d’error lorda ei mette,
Togliendo a Dio quel che a lui tutto attiensi
345Dell’opre onor compiutamente elette;