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Chè in Uom non mai piena virtù contiensi,
  Se in noi Dio senza noi co’ moti primi
  348Grazia non dia, che a tanto don conviensi.
E ben di Dio tai pie geste sublimi
  Son in Dio senza l’Uom, che divien reo,
  351S’ei primo d’esse facitor s’estimi.
Fuor d’ogni merto uman Dio queste feo
  Prove in terra fra il gaudio e il duol divine
  354Ne’ Spirti, ch’ei di caritade empieo;
E queste innova infra delizie, e spine
  Su l’Alme ignude, cui rubigin presa
  357Dal corpo lor tarda il beato fine;
E con tal fiamma agitatrice, e accesa
  D’onnipotente amor penetra e cribra
  360L’Anima a lui, non a sè stessa, intesa,
Ch’io sento in me, che un infinito vibra
  Gaudio e infinita pena, e quello e questa
  363Dentro me quasi in pondo egual si libra.
Nova inudita a te si manifesta
  Arte d’ Amor, che in me dogliosa e lieta
  366Tormento e pace, e affanno e gioja innesta.
Il ritardar m’ affligge, e insiem m’accheta
  Il pietoso voler di Lui, che amando
  369Più bella fammi in allungar la meta:
Ben provo ognor, che più cocenti io spando
  Sospir, che Amor più a sé mi trae, che al Cielo
  372Chiamata son; ma non so come, o quando.
Cose oltre al naturale ordin ti svelo:
  Ma perchè a te, che fra caligin siedi,
  375Col troppo folgorar fann’ombra e velo,
Di quel che in parte intendi, e in parte credi
  Eccoti un paragon fido, che allumi
  378I tuoi dubbj pensier: Volgiti, e vedi.

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