< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
226 visione

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:248|3|0]]

Mi volsi, e un sol mirai piover a fiumi
  Aurei sua luce inestinguibil deutio
  381A un cavo acciar, che rifletteane i lumi.
Parea lo specchio aver senso, e per entro
  Al fondo curvo destar moto, e alzarse
  384Verso il sol, che il rapia forte al suo centro;
Ma di catena oscure tracce sparse
  In esso rimandar gli togliean piena
  387La luce, e insiem al suo fonte appressarse.
Mirabil mostro! Avea nascenti appena
  Due candid’ale ai ferruginei lati,
  390Non pari all’orme della sua catena.
I folgori dal globo igneo vibrati
  Rodean ardendo i rugginosi ed ampi
  393Vestigj dal servii ceppo vergati,
E l’acciar, come fosse un Uom, che avvampi
  Pago, e onor dal suo rogo e pace aspetti,
  396Stridea infocato, e ne invitava i lampi,
Che nel fulgor ripercotea più netti,
  E col riverberar più pura fiamma
  399Cresceangli i vanni a fender l’aria eletti.
Poiché l’immensa lampa, che l’infiamma,
  Col foco affinator, che in esso tenne,
  402Qualunque divorò di ruggin dramma,
Spiegò lo speglio le robuste penne
  Per la splendente via degli astri erranti,
  405Ed immerso nel sole il sol divenne.
Nel meditar la Vision, che avanti
  Agli occhi miei veracemente apparve,
  408Il nudo io sciolsi di que’ detti santi,
Che al basso ingegno indissolubil parve,
  E ripien d’ineffabile dolcezza
  411Rimasi allor, che il grande obbietto sparve.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.