< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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Vano di regno nome in te risuona,
  Ed i tuoi danni ad accoppiar ai miei
  15Fermo destin, non tuo voler ti sprona.
Le querele e i sospir, ch’io giunger fei
  All’ottima di me parte, fra l’ire
  18Magnanimo il valor destáro in lei;
Tal che agitando il caldo in sè desire
  Sferrommi il piè colla difficil chiave,
  21Che le prestáro senno, onta, ed ardire.
Lento io movea, perchè un pensier soave
  Spesso mi rivolgea verso il bel colle,
  24In cui più del salir la scesa è grave.
Pareami novi fior sul gambo molle
  Tremolar dolce, e di vaghezze nove
  27Quelle vestir non mai sfornite zolle.
Quanta avvien che olezzante aria rinnove
  Timo, o rosa, o viola in croco tinta,
  30Che gli aliti odorosi in cerchio piove,
La falda ammorbidía da’ mirti cinta,
  Su cui per crescer a delizia onore
  33Maravigliosa apparve iride pinta,
Che segnò l’erbe col gentil colore,
  Sorta del sol per la refratta luce
  36Nel rugiadoso dell’aurora umore.
Già il cor tenero quel, che in me riluce,
  Raggio immortal ricominciava a ombrarme,
  39E di seguir chiedeami un altro Duce;
Perchè il leggiadro loco era fra l’arme
  D’Amor, e l’arti ultima, e forse eletta
  42Dal diritto cammin per devíarme.
Quind’io non più scendea per la via retta,
  Ma in calli obbliqui gía, qual uom errando,
  45Che va malgrado, e chi l’arresti aspetta.

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