< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
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Chi non rimembra la partita in duo
  Imperial terra, allor che giù dai monti
  282Precipitato oltue il confin non suo
Spinse il gonfio Danubio i flutti pronti
  A strage, a eccidio, ed allagando i vasti
  285Atrj e le strade, atterrò gli archi e i ponti?
Già su i tetti erti degli alberghi guasti
  Dal fiume invan gli abitator smarriti
  288Chiedean cibo a una vita egra che basti;
Chè nullo de’ nocchieri ancor più arditi
  Fra i gorghi orrendi al dubbio varco opposti
  291Con nave osò tentar gl’infausti liti.
Io teco li tentai. Tu il primo fosti
  Con leve barca a superar gl’impacci
  294Fra il gelo e l’acque avviluppati e posti.
Io ruppi quei, ch’eran ritegni e lacci
  Al facil guado, procellosi venti,
  297Urti dell’onde e de’ sfrenati ghiacci,
E trassi te salvo all’afflitte genti.
  Che avean fra stupor lieto in esse impresso
  300Gli occhi più a te, che all’esca offerta intenti.
Or poiché tu, benché in augusta messo
  Gloria e poter, fosti pe’ miei consigli
  303Util al mondo assai più che a te stesso;
E poiché quei fra cure aspre e perigli
  Che tu reggesti, e per cui premio attendi,
  306Non fùr sol popol tuo, ma fùr tuoi figli,
Ascendi, ottimo Padre, e seggio prendi
  Nei regni miei. Il Ciel, che allor s’aperse,
  309Lieto rispose: Ottimo Padre, ascendi.
In quel momento il sacro stuol s’immerse
  Del gaudio negli abissi, e un cerchio immenso
  312Di fiammeggianti soli a me s’offerse.

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