Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
duodecima | 247 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:269|3|0]]
La vera generò sua somiglianza
513L’interior suo Verbo, unica, grande,
E coeterna al Genitor sembianza.
In questo eguale a Lui Figlio, che spande
516Il suo, e paterno lume, il Padre mira
Sè stesso, e le sue tante ed ammirande
Bellezze, la cui vista immenso spira
519Gaudio, e l’essere suo contempla pieno
D’infinito poter, che in lui s’aggira,
Ed il celeste, e insiem l’ordin terreno
522Delle create cose, e quanto puossi
Da un Padre oprar onnipossente appieno.
Da lor Divinitade amabil mossi,
525Ambo il divino Amor spiran, che pari
Ad ambo in pari eternità svelossi.
E ben retta ragion vuol che dispari
528Numero in un sol Dio Trino apparisca.
Un, che somma è bontade, i beni rari
Dell’esser suo giust’è, che altrui largisca,
531Un Altro, che gli accolga, e il Terzo poi,
Che in perpetuo d’Amor nodo gli unisca,
Quell’una in pria serbando, e ognor dappoi
534Sola Divinitade a Tre comune.
Quindi il Padre alle scelte Alme, ed a’ suoi
Angeli, in cui la sua gloria s’adune,
537S’appressa, e rende in ammirabil guisa
La vista lor d’ogni atra nebbia immune;
E loro unendo il Figlio, in cui s’affisa
540Sè stesso nel veder, forz’è in quel punto
Della Diva Unìon stretta e indivisa,
Che sia il Verbo di Dio sì all’Uom congiunto,
543Che l’Uom con atto fiso e pensi e vegga
Simile in gloria a quel del Verbo appunto;