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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:29|3|0]]
Dal basso penetrò l’aere più alto;
E giunto, ove non danno all’aure illese
114Dai vapor gravi le procelle assalto,
Sovra l’etere puro il petto stese,
Ed aleggiando fra il meriggio e il polo,
117Dritta la via verso oríente ei prese.
Confuso io lo seguía; chè un punto solo
Fu il balenar dell’improvviso aspetto,
120Il dirmi, vieni, ed il rapirmi a volo.
Nè il riconobbi; chè nell’occhio stretto
Da troppa luce increspò i nervi stanchi
123La mia pupilla, e non v’entrò l’obbietto.
Volando ei non m’offría che l’un de’ fianchi,
Su cui lunga scendea lanosa veste
126Di neri stami intramischiata a bianchi,
Che folgorava nel sentier celeste
Sì, che parca di liste luminose
129Le sue ruvide fila esser conteste.
Dopo molto varcar d’aria ei mi pose
Presso ad un tempio, che in mirabil piagge,
132Dove non so, il divin Fabbro compose.
Ivi bench’oltre ogni pensar s’irragge
Di novitate il non più visto loco;
135Pur il desío, che a sè l’anima attragge,
S’affisò in lui, che nella faccia il foco
Scemando ai lampi, onde splendea feconda,
138Le forme sue svelommi a poco a poco.
La nuda avea del crin testa ritonda,
Late le ciglia, e di fierezza sgombre,
141Che la placida fronte alta circonda:
Piene le gote, e di pel raro ingombre,
Cerulei gli occhi, e a chi li guata attenta
144Punteggiati apparían di piccol’ ombre: