< Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
10 visione

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:32|3|0]]

E in te destasti l’ingannevol frodo,
  Che dal retto sentier ti svolse, e degno
  213Ti fé’ di morte con sì orribil modo.
Or io veggendo te scopo al suo sdegno
  Pel lungo obblìo delle divine leggi,
  216Ti trassi, ove ha vendetta il tempio e il regno,
Perchè il tuo duol la colpa tua pareggi,
  E il fulmin tolga alla Pietate offesa.
  219Rimira intanto il fatal scritto, e leggi.
Levai lo sguardo, e tal sentenza stesa
  Lessi ne’ duri bronzi in su l’esterna
  222Porta con ceppi di diamante appesa.
Il Libero voler, che l’uom governa
  Reo dell’iniquo oprar, questo alzò tempio
  225Alla Giustizia ultrice e all’Ira eterna.
Gli error miei gravi, e del mio giusto scempio
  L’editto, che in que’ carmi aperto scorse
  228L’Anima conscia a sé del suo cor empio,
Fér sì, che mentre il Condottier mi porse
  La man per superar le soglie insieme
  231Gran tempo stetti di seguirlo in forse;
Ma da lui preso alfin conforto e speme,
  Posi tremante il piè dentro i secreti
  234Aditi sempre chiusi all’uman seme.
Giungean al ciel le fulgide pareti
  Scarche di tetto, che al chiaror diviso
  237Dell’aere sacro il penetrarle vieti.
Nel mezzo eretta un’ara, e in quella inciso:
  Io son principio e fine; a cui dintorno
  240Sette fra i Cherubin più ardenti in viso
Davan incensi, e ne rendean il giorno
  Annebbiato da fumi, e il tempio stesso
  243Di maestà fra dubbia luce adorno.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.