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Poiché adorato umìle ebbi con esso
  L’invisibil di Dio gloria tremenda,
  246Che a fral guardo mirar non è permesso,
Sbigottito scoprii negli atti orrenda
  Schiera, che ovunque voli avvien per tutto,
  249Che fra eccidio e dolor le nubi fenda.
Vedi, ei soggiunse allor, qual tragge frutto
  L’Alma dal vaneggiar de’ suoi pensieri;
  252Vedi quei, che a recar la morte e il lutto
Stanno su l’ale pronti aspri Guerrieri
  Coll’occhio attento in aspettar il cenno,
  255Contro cui scampo arte, o valor non speri.
Quel che calcante armi e trofei t’accenno,
  È l’Angiol, che mutò Nabucco in belva,
  258E tolse a lui coll’alterezza il senno,
E d’ogni cruda fiera, che s’inselva,
  Lo fe’ compagno, onde co’ suoi muggiti
  261Del grand’Eufrate empiè l’acque e la selva.
L’altro, ch’agita in aria i vanni arditi,
  È quel, che nella notte in Ciel segnata
  264Lo squallor mise negli Egizj liti,
E scannò i primi figli; e sguainata
  Ancor tenea la fulminante spada,
  267Che di sanguigne strisce era bagnata.
Quegli, cui par che dalla fronte cada
  Gruppo di lampi al suol per cener farne,
  270D’Asfalte nella fertile contrada
Vibrò le fiamme ultrici a divorarne
  L’infame terra, e la consunse, ed arse
  273Degli empj abitator l’ossa e la carne.
L’altro, cui scritto su le ciglia apparse
  Sterminator, colle man preste e fiere
  276Di Siloe in riva il sangue Assiro sparse,

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