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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:44|3|0]]
Dei Re de’ fiumi alla populea sponda
M’avvidi il pien d’orror nembo appressarse
15Per lo increspar retrogrado dell’onda,
Pel lume fier, che sovra l’argin arse,
E per la polve attorcigliata in suso,
18Che sì folta negli occhi a me si sparse,
Ch’io colle man difesi il ciglio chiuso.
E allor fra le addoppiate ire del vento,
21Fra la tempesta e i fulmini confuso
S’io cadessi non so ne’ sensi spento,
E lo Spirto di Dio nuove infondesse
24Idee nell’Alma assorta in quel momento,
O se più lieve il corpo mio rendesse
L’agitato sul Po turbin che apparve
27Sì, che l’eterea via varcar potesse;
So che su’n erto colle esser mi parve
Sì certo spettator di quel ch’io vidi,
30Che fora colpa il dubitar di larve.
Eran alberghi di silenzio fidi
Del colle i poggi, ove nè armento rara
33Orma imprimea, nè augel formava i nidi
Lo vestìa terra ingrata e d’erbe avara,
E l’adombravan le ramose piante
36Del sacro incenso e della mirra amara.
Muta era l’aria; ma in que’ sassi infrante
Tratto tratto s’udian d’un pianger fioco
39Note come di suon da lungi errante:
Lume tranquillo ivi splendea, ma poco;
E pur un non so che d’interna pace
42Mi rendea dolce, ancor che triste, il loco.
Mentre in profondo meditar sen giace
L’Alma gl’ignoti obbietti: E perchè vai
45Pensando a quel che tua ragion ti tace?