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Delizia un tempo fu di Re possente,
  Or lagrimevol cura, e lungo affanno
  81Nella memoria della Franca gente:
Fu già Enrichetta in terra; or più non hanno
  Altro di lei le Galliche contrade
  84Che la sua morta spoglia, e il vivo danno.
Placida nel suo volto era onestade,
  Rigida sol nel core, e le splendea
  87In ogni atto gentil grazia e umiltade;
Al virginale onor pregio accrescea
  L’età fiorita, ed all’etàde il senno,
  90E nata al regno anzi che al Re parea.
Ben a tante virtù premj si denno
  Pari al divino amor, che in lei le accese.
  93Ma vieni omai, vieni, ch’io l’ale impenno;
Poggia tu meco oltra le vie scoscese,
  Poiché il tuo piede al loco, ove pria giunse,
  96La costa solo, e non la cima ascese.
Alzossi, e l’aer forte così disgiunse.
  Che questo spinse me fino alla vetta,
  99Mentre al mio tergo in sé si ricongiunse.
Era la cima una pianura eletta
  L’erbe e i fiori a nutrir, non da confine,
  102Non da monte maggior ombrata e stretta:
Immense turbe ivi giaceansi chine
  In atto umil, dell’adorabil segno
  105Fregiate il volto infra le ciglia e il crine.
Nel centro delle turbe il sacro Legno
  Da terra alto s’ergea, su cui fu vinto
  108Dall’eterna Pietà l’eterno Sdegno;
Il cui tronco di sangue ancor dipinto
  L’orme serbava in sé tenere e crude
  111Del divin Figlio fra le piaghe estinto.

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