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Chè queste lunga età di galleggianti
  Secche radici, e canne, e antichi bronchi
  21Strinse, e le fe’ terre su l’onda erranti:
Poi verdi prati informi in varie tronchi
  Fogge dai lisci giunchi, e dai rugosi
  24Salci pendenti co’ scavati tronchi,
Dintorno a cui fra i ceppi lor fangosi
  Palustri erbe con fiori e larghe foglie
  27Serpeggiando vestìan que’ piani acquosi;
Ma forse il moto di mie calde voglie
  Fise al piacer, che il monte lor pingea,
  30Beltà mi finse, ove l’orror s’accoglie.
Dell’ angusta al cammin via, che sporgea
  Su il lento stagno, oltrepassai gran parte
  33Lieto nel cor per l’amorosa idea,
E superar credei con facil arte
  L’estremo del sentier, che le curvate
  36Canne dal vento m’ascondean in parte;
Quando atra nebbia coll’ ali spruzzate
  De’ paludosi umori ombrando tinse
  39E l’inospiti strade e le calcate;
E con sì denso vel la mia ristrinse
  Visiva forza, che in languida luna
  42Fosca notte non mai tanto la vinse:
Pur contrastando al loco e alla fortuna
  Proseguii l’orme prime in sul cammino
  45Lubrico, e in mezzo alla caligin bruna,
E con occhi al suol fitti a capo chino
  Tentando il rio terren col piede incerto,
  48E in atto d’uom sempre a cader vicino,
Giunsi di limo e di sudor coperto
  Stanco, e sparuto là ’ve il monte aprico
  51Nel pendio della falda era men erto.

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