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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:63|3|0]]
E allor la Guida al terminar del passo
Quel raggio accrebbe, che gli uscìa dal volto,
219Per rischiarar la sculta via nel sasso,
E me condusse in terren ampio, e folto
D’ erbe, e di fior fra impure acque tranquille
222Da tenebrata e torpid’aria involto,
Fra cui strisciavan pallide faville
Atte a mostrar smorta di luce immago,
225Non gli allumati obbietti alle pupille.
Qual se vapor surto fra monte e lago
Piove in grandine fredda, e peste, e rotte
228Lascia le spoglie del Maggio più vago,
Le lucciole dal gel cadon ridotte
Semivive ne’ prati, e di lor scarso
231Languido stuol fende l’opaca notte;
Tal in quell’ombre era il barlume sparso:
Funeste ombre infelici, in cui sì lieve
234Apparia lampo, ed ascondeasi apparso.
Fra quelle un popol reo pascol riceve
Soave ai desir suoi, non già dall’Alma,
237Ma dalle fogne putride, ch’ei beve;
E intento a saziar l’ ingorda salma,
D’empie voglie i pensier grava, e gli sforza
240Nell’empie voglie a ritrovar la calma;
Onde, poich’egli in sè l’infuso ammorza
Lume del vero, in lui ragiona, e vive
243L’Alma non più, ma l’impudica scorza.
Benché fosser de’ rai del giorno prive
Le genti, io vidi in pormi loro al fianco
246Qual traean vita in quelle infami rive.
Uomini e Donne, altri con roseo e bianco
Giovane volto, altri in viril sembiante,
249E col frale altri in vecchie membra stanco