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Ma dove, dove è Dio, che non mai snerba
  Le pene, in cui senza perir mi struggo?
  483Dov’è il crudel, che in me l’impeto serba,
Che a lui mi spinge? Io tento, e nol distruggo
  Col mio furor; ma in sempre alterna voglia
  486A lui tendo, odio lui, lo cerco, e il fuggo.
Deh! chi sarà, che dal mio cor discioglia
  L’ingordo verme, e dalla fronte afflitta
  489L’orme delle lustrali acque mi toglia?
Che se la fiamma è a chi già errò prescritta,
  M’agiti pur con invincibil lena
  492L’Alma da Dio, che la creò, trafitta;
Ma non m’accresca ardor in ogni vena
  La Croce, e il Serpe almen non mi rammenti
  495L’eterno mio delitto e la mia pena.
Disse; e il manco afferrò braccio co’ denti
  Rabida, e il morse: ed io fisando in lei
  498Gli occhi per 1’atto fiero ancor più intenti,
E nell’amara storia i pensier miei,
  Con subito sclamai grido affannato:
  501Oimè! ch’io ti ravviso: oimè! Tu sei ...
Ma una vampa scorrendo alta al mio lato
  Strisciò, mi spinse addietro; e fra lo strano
  504Lampo e il caldo ai miei rai fumo vibrato,
E il suon delle rasenti il ferreo piano
  Porte in serrarse, io cieco, e in me confuso.
  507Dammi, udii replicar, dammi la mano;
E la mia man al caso offerta in chiuso
  Pugno fu stretta, e allor sentii levarmi
  510Con tal vigor velocemente in suso,
Che nullo in mente ordin potei serbarmi
  Di via, di tempo; e alfin mi vidi assiso
  513Della scala, ond’io scesi, all’orlo e ai marmi.

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