Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
terza | 49 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:71|3|0]]
Ma dove, dove è Dio, che non mai snerba
Le pene, in cui senza perir mi struggo?
483Dov’è il crudel, che in me l’impeto serba,
Che a lui mi spinge? Io tento, e nol distruggo
Col mio furor; ma in sempre alterna voglia
486A lui tendo, odio lui, lo cerco, e il fuggo.
Deh! chi sarà, che dal mio cor discioglia
L’ingordo verme, e dalla fronte afflitta
489L’orme delle lustrali acque mi toglia?
Che se la fiamma è a chi già errò prescritta,
M’agiti pur con invincibil lena
492L’Alma da Dio, che la creò, trafitta;
Ma non m’accresca ardor in ogni vena
La Croce, e il Serpe almen non mi rammenti
495L’eterno mio delitto e la mia pena.
Disse; e il manco afferrò braccio co’ denti
Rabida, e il morse: ed io fisando in lei
498Gli occhi per 1’atto fiero ancor più intenti,
E nell’amara storia i pensier miei,
Con subito sclamai grido affannato:
501Oimè! ch’io ti ravviso: oimè! Tu sei ...
Ma una vampa scorrendo alta al mio lato
Strisciò, mi spinse addietro; e fra lo strano
504Lampo e il caldo ai miei rai fumo vibrato,
E il suon delle rasenti il ferreo piano
Porte in serrarse, io cieco, e in me confuso.
507Dammi, udii replicar, dammi la mano;
E la mia man al caso offerta in chiuso
Pugno fu stretta, e allor sentii levarmi
510Con tal vigor velocemente in suso,
Che nullo in mente ordin potei serbarmi
Di via, di tempo; e alfin mi vidi assiso
513Della scala, ond’io scesi, all’orlo e ai marmi.