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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:73|3|0]]
Mentre, perchè un destin Dio svolga e muti,
D’uop’è che a un altro ottimo allor s’appigli,
549E quel, che pria miglior parve, rifiuti:
Quindi avverrìa, quand’Esso un ordin pigli
Nuovo di ragionar, che in sua ragione
552Manchevol fu co’ primi suoi consigli:
E l’Ente appien perfetto ognor dispone
L’ottimo in sé destin col suo prim’atto,
555Cui mai nuill’altro a quel contrario oppone;
Talché in mente di Dio rimane intatto
Alla pietade il corso e alla vendetta,
558E co’ giusti e co’ rei l’eterno patto.
Né da sua libertà somma tu aspetta,
Ch’Ei liber anche in non voler proveggia
561Alla sorte immortai dagli empj eletta;
Poiché il voler, con cui Dio vuol, pareggia
Pienamente il voler, con cui non vuole,
564Né avvien che questo vincer quel non deggia.
Qual se duo corpi d’egual forza e mole
E peso opposti urtano stabil rota.
567Sta immobil questa in sé, com’esser suole;
Tal nel voler di Dio, che volle, immota
Sta su gl’iniqui la lor pena eterna,
570E null’altro voler v’ha che la scuota.
Or tu più saggio i tuoi desir governa,
E a trionfar del breve duolo impara,
573Che provi al cor guerra movendo interna:
E ben posporre in vigor sommo rara
Doglia tu dei di corti anni agitati
576A un’infinita, ancor che poco amara.
Che se un rettangol fingerai, fra i lati
Di cui siedano mille ampie montagne.
579Grande ci sarà, ma fra confin segnati;