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Mentre, perchè un destin Dio svolga e muti,
  D’uop’è che a un altro ottimo allor s’appigli,
  549E quel, che pria miglior parve, rifiuti:
Quindi avverrìa, quand’Esso un ordin pigli
  Nuovo di ragionar, che in sua ragione
  552Manchevol fu co’ primi suoi consigli:
E l’Ente appien perfetto ognor dispone
  L’ottimo in sé destin col suo prim’atto,
  555Cui mai nuill’altro a quel contrario oppone;
Talché in mente di Dio rimane intatto
  Alla pietade il corso e alla vendetta,
  558E co’ giusti e co’ rei l’eterno patto.
Né da sua libertà somma tu aspetta,
  Ch’Ei liber anche in non voler proveggia
  561Alla sorte immortai dagli empj eletta;
Poiché il voler, con cui Dio vuol, pareggia
  Pienamente il voler, con cui non vuole,
  564Né avvien che questo vincer quel non deggia.
Qual se duo corpi d’egual forza e mole
  E peso opposti urtano stabil rota.
  567Sta immobil questa in sé, com’esser suole;
Tal nel voler di Dio, che volle, immota
  Sta su gl’iniqui la lor pena eterna,
  570E null’altro voler v’ha che la scuota.
Or tu più saggio i tuoi desir governa,
  E a trionfar del breve duolo impara,
  573Che provi al cor guerra movendo interna:
E ben posporre in vigor sommo rara
  Doglia tu dei di corti anni agitati
  576A un’infinita, ancor che poco amara.
Che se un rettangol fingerai, fra i lati
  Di cui siedano mille ampie montagne.
  579Grande ci sarà, ma fra confin segnati;

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