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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:78|3|0]]
Che verdescuri i più vicini, e chiari
Offrìansi a me i lontani, indi gli estremi
21Azzurri, e in vetta fra di lor non pari.
Illanguidìro intanto i rai supremi
Sotto il vel fosco dell’umida sera,
24Che incerti fea, perchè di lume scemi,
Gli obbliqui calli; ed io smarrii la vera
Traccia, e confuso m’aggirai più volte
27Per l’ingombra di boschi ampia riviera.
Dall’altissime balze alfin le sciolte
Acque precipitàro entro al torrente,
30Nel gran pendìo romoreggiando folte
Fra svelti massi e tronchi, e fra stridente
Vento, che sorto fuor con non mai stracche
33Ali dai cupi antri dell’Alpe algente,
Curvò de’ vinchi le Termene fiacche,
E de’ ginepri le spinose piante
36Torse, e ne scosse le odorate bacche.
Io, cui morte si pinse agli occhi avante,
Ritentai mille fra l’arene e l’onde
39Modi per trar d’impiglio il piede errante;
Ma mille intorno a me nuove e profonde
Vie s’apersero i flutti, e al passo ardito
42Fér ambe inaccessibili le sponde.
Quindi il timor mi spinse ove un muggito
Lamentevol, che uscìa dal pian selvoso,
45Rendea sonante raucamente il lito.
Il replicato frombo, e il luminoso
Raggio, che apparve del minor pianeta
48Nel terren per le selci aspre scabroso,
E pe’ bronchi, mi fur scorte alla meta.
Colà ad un ceppo annoso un toro avvinto
51Mirai, che dibattea coll’inquieta