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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:81|3|0]]
Ma fra i pallidi rai scorgendo bruna
L’ombra da un corpo stesa a me appressarse,
120Certo mi resi alfin, che la fortuna
Volle offrendomi un Uom fausta mostrarse,
Che pellegrin sembrommi alle pendenti
123Su l’incerato lin conchiglie sparse.
Egli, che i passi in maestade lenti
Movea, perchè più presso a me si trasse,
126Raddolcì con un riso i primi accenti;
E disse: Oh eletto a rischiarar le basse
Menti col sacro stil! desta, e conforta
129Per novello cammin le membra lasse.
Chè non senza voler di Dio la corta
Degli occhi tuoi virtude in me s’affisa,
132Che nel torrente fida a te fui scorta;
Ne già sol fra que’ flutti, in cui divisa
Tenni da te della tua morte l’ora,
135Ma la tua morte ognor meco è indivisa:
Io per te veglio, quando il lume indora
Diurno l’ima terra, e quando cresce
138La notte l’ombre in aspettar l’aurora,
Perchè da chi mi bea mirabil esce
Grazia, che il tuo cor duro alletta e molce,
141E fra i liberi tuoi desir si mesce
Così, che co’ suoi rai la debil folce
Alma, e l’addestra ad un trionfo amaro,
144Ove il perder a lei fora più dolce.
Tu già spezzasti quei che ti piagàro
Strali d’ amor, e del tuo laccio crudo
147Le tue lagrime pie l’orme bagnàro.
Vincesti; e qual guerrier, che il campo nudo
Di nemici si finga, ai primi allori
150La vittrice appendesti asta e lo scudo;