Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
60 | visione |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:82|3|0]]
Ma il maligno Angel gli odj empi e i furori
Non obblìa vinto, anzi t’assale audace
153Coll’arti atte a invescarti in folli onori;
E mentre la fumosa esca fallace
Porge alla tua ragion, ella non vede,
156Che dentro ha guerra, e fuor nebbia, e non pace.
Or per questo, che il lembo ai monti fiede,
Calle segnato da languide strisce
159Di lontan lume volgi meco il piede,
Che al termin suo vedrai come rapisce
Il vero onor la palma al falso, e come
162Mentre eterno splende un, l’altro perisce.
Di sue pupille i lampi, che le chiome
Tratto tratto lambìan, fede mi féro,
165Ch’egli avea in fronte di Jeovà il nome;
Ond’io tacito, umile, e col pensiero
Pien di Dio, che apparìa ne’ sguardi sui,
168Nell’additato entrai cavo sentiero.
La luce, che radea que’ lati bui,
Sì crescea viva al raddoppiar de’ passi,
171Ch’io volto alfin maravigliando a Lui
Dissi: Deh! tu, su le cui ciglia stassi
Tal d’immortalitade immagin chiara,
174Che palese anche a fragil occhio fassi,
Tu, cui son io tenera, e forse amara
Cura fra i lunghi errori, Angel felice,
177Scoprimi qual fulgor queste rischiara
Sì basse vie, poiché densa pendice
Il disco della luna argenteo vela,
180Nè tanto piover lume agli astri lice.
Delle Felsinee piagge ah! non mi cela
In qual parte io m’aggiri. Egli soggiunse:
183Sei dove scorgi quel che Dio ti svela.