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Te dai colli di Felsina disgiunse
  Divina forza, per cui dentro ignote
  186Terre il tuo piè fuor del suo scopo giunse;
Né in questi sacri al ver luoghi mai puote
  Uom penetrar, bench’egli abbia agli scarchi
  189Fianchi le piume di torpedin vote,
Se il torrente fatal, che tragge carchi
  D’ingorde brame i vorticosi affetti,
  192Ei pria non urti arditamente e varchi.
Tu il superasti; chè al tuo scampo eletti,
  E inaspettati Dio modi t’offerse,
  195Che avresti, s’ei non ti reggea, negletti.
Or questo, che sì angusto a te s’aperse,
  Di salute è il cammin, che di faville
  198Crescenti ognor la viva fede asperse.
Tu, più che a lei t’appressi, a mille a mille
  Scorgi dintorno a te le sue vittrici
  201Del tenebroso orror faci tranquille;
Ed al tuo Spirto invan fra i rei nemici
  Il più reo di sé stesso il cieco amore
  204Annebbia i semi di ragion felici,
Ch’essa coll’iterar il suo splendore
  La notte fuga insidiosa, e veste
  207Di più fermo vigor l’incerto core.
In così dir Egli movea le preste
  Leggiadre piante, ed io il seguia su l’orme ,
  210Che ne lasciava levemente péste:
E ben sentìa dal torpor mio disciorme
  Al rinforzar dei raggi, e ai detti sacri
  213Rinascer dentro me lena conforme.
Per gli strati di sabbia arida macri,
  Che rendean i sentier dell’ima fossa
  216Fra ghaja acuta disastrosi ed acri,

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