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Fra tai detti, che a par d’accesi dardi
  M'infiammaron il cor, giunsi alla vetta
  582Spossato, ansante; ed a’ miei primi sguardi
Donna s’offerse di beltà perfetta,
  Alla cui fronte un non so che d’ombrosa
  585Tenue nebbia aggiugnea grazia negletta.
Sacco aspro la coprìa, ma luminosa
  Di gemme un’altra avea gonna distinta
  588Dall’intessuto canape nascosa,
Che a celar pronta ell’era allor che spinta
  Dalle fresche aure in quella rupe brulla
  591La veste vil s’apria, come discinta.
Circondava i capei della Fanciulla
  Bruna fascia, ove scritto era in zaffiri:
  594Stella in Dio sono, ed in me polve e nulla
Grave Croce stringea cinta da giri
  Doppj di spine e da flagelli crudi,
  597Argomento d'infamia e di martìri.
Ella è termin felice a quei, che i rudi
  Sassi premendo, a invidiabil fama
  600Aspiran d'ogni mortal gloria ignudi;
Ella stanchi gli allena, e a sé li chiama,
  E sazia in essi con soavi modi
  603Negli ultimi respir l'ultima brama;
Ch'altri titoli eccelsi, ed altre lodi
  Ella prepara, altro, che tutti abbraccia
  606Gli eterni fasti, Onor più raro ai prodi.
Essi a' pie d'Umiltade alzan le braccia
  All’arbor santo, e ai pii sospir ne sgorga
  609Sulla sparuta lor languida faccia
Quel Sangue, senza cui non fia ch’Uom sorga
  Dal lordo della colpa incarco greve,
  612E grate a Dio lagrime e voti ei porga;

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