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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:96|3|0]]
Mentre i divini umor l’Anima beve,
Gelido lascia il fral su la montagna,
615A morte no, ma a dolce sonno e leve;
E allor quella, che fu sempre compagna
Ai desir suoi, nell’aere alta corona
618Con lei supera gli astri, e l’accompagna.
Fra color, cui sì bel fato sprigiona
Lo spirto dalla spoglia, in un m’affisi,
621Che parve a me già nota esser persona.
Per ravvisarlo più me accanto misi
Alla Donna, alle cui piante gli stanchi
624Membri ei posò di sudor freddo intrisi.
Benché i cavi occhi, e gl’irti crini bianchi,
Le smunte guance, e gli aneliti corti
627Fra il palpitar del petto egro e de’ fianchi
Rendesser di sua forma i segni smorti,
Pur lo conobbi; e: Oh troppo caro al Cielo!
630Gridai, oh scelto alle beate sorti!
Tu sei, nè già m’inganna il fragil velo,
Lionardo di Liguria. Ah! per quai rotte
633Pendici, e aperte al caldo estivo e al gelo,
E fra quant’Alme dietro a’ tuoi condotte
Vestigj umìli a terminar qui giungi
636Nel giorno eterno la terrena notte?
Oh lieta ora! in cui novo Angel t’aggiungi
Ai Cori eletti, e in cui celar non puoi
639Quelle virtù, che in te splendean da lungi.
Or la stessa Umiltate i pregi suoi
Non ascosi più, no, ma chiari a quanta
642Turba accoglie l’Empiro, accoppia ai tuoi:
E in te apparir lucida fa la santa
Fiamma d’amor, e fra le nubi sue
645Fede, che a Speme il sen d’usbergo ammanta,