< Pagina:Algarotti - Opere scelte 1.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

sopra l’architettura 15

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Algarotti - Opere scelte 1.djvu{{padleft:33|3|0]]ogni maggiore sforzo della ragione. Ben lontano che la funzione e la rappresentazione sieno negli edifizj una sola e stessa cosa, esse vi si trovano nella contraddizione la più manifesta. Perchè ragione la pietra non rappresenta ella la pietra, il legno il legno, ogni materia sè medesima, e non altra? Tutto al contrario per appunto di quanto si pratica e s’insegna, tale esser dovrebbe l’architettura, quale si conviene alle qualità caratteristiche, alla pieghevolezza o rigidità delle parti componenti, a’ gradi di forza resistente, alla propria essenza, in una parola, o natura della materia che vien posta in opera: cosicchè, diversa essendo formalmente la natura del legno dalla natura della pietra, diverse eziandio hanno da esser le forme che nella costruzione della fabbrica tu darai al legno, e diverse quelle che alla pietra. Niente vi ha di più assurdo, egli eggiugne, quanto il far sì, che una materia non significhi sè stessa, ma ne debba significare un’altra. Cotesto è un porre la maschera, anzi un continuo mentire che tu fai. Dal che gli screpoli nelle fabbriche, le crepature, le rovine; quasi una manifesta punizione del torto che vien fatto del continuo alla verità. I quali disordini già non si vedrebbono, se da quanto richiede la propria essenza e la indole della materia, se ne ricavassero le forme, la costruzione, l’ornato. Si giugnerà solamente in tal modo a fabbricare con vera ragione architettonica: cioè, dall’essere la materia conformata in ogni sua parte secondo la indole e natura sua, ne risulterà nelle fabbriche legittima

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.