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qualità delle cose, di alcuni relativi che non poco facevano alla chiarezza. La volle meno contorta, nella locuzione più piana ed agevole che non era dianzi, di un andamento sempre eguale, talmente che nel periodo la collocazione delle varie particelle della orazione fosse sempre la istessa, e la venne assoggettando alle regole più severe ed inesorabili della sintassi; e fu chi disse che l’Accademia dando a’ Francesi la grammatica, avea loro levato la poesia e la rettorica.

Moltissimi romori hanno fatto sempre levare le Accademie di lingua in quelle nazioni tra le quali furono erette. E ciò è pur facile che avvenga; essendo di loro natura il mettere un tal qual freno agli scrittori di una repubblica che per ogni conto si crede libera. Di qui è forse nato che tra gl’Inglesi non fu mai colorito il disegno che di fondarvi un’Accademia della Crusca fu proposto a’ tempi di Carlo II dallo Sprat e poi dal celebre Swift a’ tempi sella regina Anna. Credette quella nazione dovere anche in questo seguir l’esempio dei Romani e dei Greci, le cui lingue tanto fiorirono e montarono a tanta altezza, forse anche perché ad esse non furono tarpate le ali dagli statuti delle Accademie. Ad alcuni de’ nostri sembrò medesimamente che

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