< Pagina:Algarotti - Opere scelte 1.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

sopra la rima 395

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Algarotti - Opere scelte 1.djvu{{padleft:413|3|0]]nostra lingua può ella comportarlo? Ciò mi sembra meritare una qualche maggior considerazione: e intanto che altri sopra di ciò componga un volume, io mi farò ad esprimere in brevi parole i miei pensamenti.

E incominciando dal sonetto e dalla canzone, antiche e solite armi del nostro esercito poetico, da tali componimenti pare non sia da sbandire per niun conto la rima. Nelle canzoni anche più libere o irregolari, come sarebbono quelle del Guidi, ella può se non altro contribuire a fermar la mente in qualche passo forte o sentenzioso: e dal sonetto non si vuol levare qualunque sia difficoltà; stando appunto la bellezza di quello nello aver chiuso felicemente il pensiero in un dato numero di versi corrispondentisi tra loro, siccome prescrisse fra Guittone d'Arezzo, con tal numero e posizione di rime; nello aver vinte le grandissime difficoltà onde è stretto; quasi come la maggior bellezza della rosa sta nello esser uscita d’in mezzo alle spine che la circondano. E già disse piacevolmente Boileau, avere un tratto il Dio dei versi inventato il sonetto per fare un mal gioco ai poeti, perchè si dessero veramente alla disperazione.

Ma più generalmente parlando, nei componimenti fatti di piccioli versi non può cader dubbio, a mio credere che non ci abbia da aver luogo la rima. E la ragione parmi essere questa: per quanti vantaggi possa avere la nostra lingua sopra alcuna delle moderne, non è stato però possibile di rinovare nè meno in essa l’antico metro, e di ridurre i versi

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.