Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 7 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Amalfi.pdf{{padleft:7|3|0]]
Lungi, il signor de’ paschi e delle vigne
Sta sul convento, e il frate, soddisfatto,
25Pel solido terrazzo il passo spigne,
Intrecciando le man, placido in atto,
Mirando il muro e il tetto ch’è all’aperto,
E che di rosse tegole è coperto.
Ei pensa che a quel moto e a quel lavoro
30Scopo è una fine placida e serena,
E come degli umani esseri il coro
Fuggir non può da cure nè da pena
Nè del guadagno dal pensier venale;
Che non può, nell’inerzia, essergli eguale.
35Dove i navigli son di merci onusti
Venuti dall’occaso e dal levante?
Dove gli armati cavalier robusti
Volgendo i passi alle contrade sante,
Che in guanti avean d’acciaio il pugno stretto
40Ed una croce rossa in mezzo al petto?
Dove del campo e della corte i vanti?
Dove colle lor preci i pellegrini?
Colle derrate lor dove i mercanti?
Dov’è mai lo splendor de’ brigantini
45Ov’essi navigar senza pensieri,
Vittime, in porto, de’ corsar d’Algieri?