< Pagina:Aminta.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
40 Atto I. Scena II.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Aminta.djvu{{padleft:40|3|0]]

Elpin seder accolto, ed in quel punto
Sentij me far di me stesso maggiore,
Pien di nova virtù, pieno di nova
Deitade, e cantai guerre, ed heroi,
Sdegnando pastoral ruvido carme.
E se ben poi (come altrui piacque) feci
Ritorno à queste selve, io pur ritenni
Parte di quello spirto; né già suona
La mia sampogna humil come soleva;
Ma di voce più altera, e più sonora,
Emula de le trombe, empie le selve.
Udimmi Mopso poscia; e con maligno
Guardo mirando affascinommi; ond’io
Roco divenni, e poi gran tempo tacqui:
Quando i Pastor credean, ch’io fossi stato
Visto dal Lupo, e ’l Lupo era costui.
Questo t’hò detto, acciò che sappi, quanto
Il parlar di costui di fede è degno:
E dei bene sperar, sol perche ei vuole,
Che nulla speri. Aminta Piacemi d’udire
Quanto mi narri. à te dunque rimetto
La cura di mia vita. Tirsi Io n’havrò cura.
Tu frà mez’hora qui trovar ti lassa.


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.