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Scena Seconda. | 53 |
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Già goduto à bastanza. Tirsi Nè desio
Goder, se così caro egli si compra.
- Dafne
- Sarà forza l’amar, se non fia voglia.
- Tirsi
- Ma non si può sforzar chi sta lontano.
- Dafne
- Ma, chi lung’è d’Amor? Tirsi Chi teme, e fugge.
- Dafne
- E che giova fuggir da lui, c’hà l’ali?
- Tirsi
- Amor nascente hà corte l’ali, à pena
Può sù tenerle, e non le spiega à volo.
- Dafne
- Pur non s’accorge l’uom, quand’egli nasce:
E, quando huom se n’accorge, è grande, e vola.
- Tirsi
- Non, s’altra volta nascer non l’hà visto.
- Dafne
- Vedrem, Tirsi, s’havrai la fuga à gli occhi,
Come tu dici. io ti protesto, poi
Che fai del corridore, e del cerviero,
Che, quando ti vedrò chieder aita,
Non moverei, per aiutarti, un passo,
Un dito, un detto, una palpebra sola.
- Tirsi
- Crudel, daratti il cor vedermi morto?
Se vuoi pur, ch’ami, ama tu me: facciamo
L’amor d’accordo. Dafne Tu mi scherni, e forse
Non merti Amante così fatta: ahi, quanti
N’inganna il viso colorito, e liscio.
- Tirsi
- Non burlo io, nò, ma tu con tal protesto
Non accetti il mio amor, pur come è l’uso
Di tutte quante: ma, se non mi vuoi,
Viverò senza amor. Dafne Contento vivi
Più che mai fossi, ò Tirsi, in otio vivi;
Che ne l’otio l’amor sempre germoglia.
- Tirsi
- O Dafne, à me quest’otij ha fatto Dio,
Colui, che Dio qui può stimarsi, à cui
C 3 | Si |
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